Doppiare i bambini è per noi all’ordine del giorno e lo affrontiamo con metodi e modalità differenti.
Mi chiamo Stefania Depeppe e ho sempre amato profondamente il mio lavoro. Fin da bambina, guardavo i cartoni animati con un’attenzione particolare per quelle voci così piacevoli e familiari che ritrovavo sui miei personaggi preferiti, sognando, un giorno, di poter farlo fare io stessa.
Ricordo bene i pomeriggi passati nella mia cameretta a esercitarmi a ricreare “vocine”, usando un vecchio registratore a cassette per potermi poi riascoltare – all’epoca non c’erano ancora i videoregistratori… –
All’inizio credevo che a dar voce ai miei beniamini fossero dei ragazzini o delle ragazzine della mia età. Poi, quasi per caso, ho avuto modo di assistere a dei turni di doppiaggio e di conoscere quelli che molti anni dopo sarebbero diventati i miei colleghi.
È stato allora che ho scoperto che in realtà i doppiatori dei cartoni animati, salvo qualche rara eccezione, erano prevalentemente adulti, per lo più donne, in grado di alleggerire e modulare la loro voce fino ad aderire perfettamente al personaggio interpretato: un buffo orsetto, un simpatico criceto, una bambina petulante, una giovane paladina della giustizia, una perfida strega, o addirittura un ragazzino pestifero o un intrepido investigatore bambino.
Ed è con i cartoni animati che ho cominciato a lavorare come doppiatrice.
Il caso volle che il mio primissimo personaggio fosse proprio un maschietto grassottello, lentigginoso e con gli occhiali: fu davvero divertente, tolta l’emozione iniziale di essere per la prima volta in una vera sala di doppiaggio, a leggìo con dei professionisti che conoscevo e di cui adoravo le voci.
Doppiare dei caratteri nei cartoni, è un po’ una dote naturale. Ci sono donne che hanno una “pasta vocale” molto leggera e riescono benissimo a ricreare vocine femminili, mentre faticano a “mascolinizzarsi” ed essere credibili su un maschietto.
Al contrario per altre colleghe, con toni più scuri e rochi, diventa complicato coprire – che in gergo significa dar voce – personaggi che necessitino di timbri molto acuti. Altre ancora faticano in ogni caso a modulare la propria voce naturale per aderire a personaggi di fantasia, a meno che non siano delle donne.
La caratterizzazione tuttavia è fondamentale quando si devono doppiare i bambini, o in generale, nel doppiaggio dei cartoni: dà carattere al personaggio, rendendolo più o meno piacevole, accattivante o divertente. E poi ci vuole una gran dose di fantasia, che è uno dei lati migliori del nostro lavoro!
Innanzitutto è importante cercare di imitare il più possibile la voce originale (qualora il cartone sia già stato doppiato in un’altra lingua), aderendo alle caratteristiche del personaggio.
Per questo motivo, prima di incidere, noi doppiatori guardiamo e ascoltiamo con attenzione l’originale.
Successivamente, una volta trovata una caratterizzazione il più fedele possibile, ma che risulti anche “comoda” – ossia che ci consenta di parlare per molte ore e molti turni senza affaticare o, peggio ancora, rovinare la voce – e inquadrate le peculiarità del personaggio, si può dare sfogo alla propria creatività, alle volte migliorando anche alcuni tratti come la risata, oppure inventando un difetto di pronuncia che renda il personaggio ancora più simpatico.
Doppiare i bambini o comunque un cartone animato, a seconda della nazionalità, può essere più o meno complicato. Rispetto ai disegni americani o ai cartoni prescolari, in cui il ritmo è piuttosto lento e decisamente più simile alla parlata umana, i cartoni animati giapponesi risultano decisamente più complessi: parlano molto velocemente, talvolta con ritmi forsennati, alternando risate sguaiate, sporcature improbabili – che in gergo indicano versi e versetti vari – a lunghi monologhi in cui non si ha nemmeno il tempo di prender fiato.
E in questo caso l’esperienza, l’attitudine e soprattutto la tecnica giocano un ruolo fondamentale per uscire “vivi” dal turno, con un prodotto di qualità!
Vi sembrerà strano, ma esistono anche colleghi/colleghe che non amano lavorare sui cartoni, preferendo di gran lunga gli umani – ossia prodotti con attori in carne e ossa come film, telefilm, soap o sit-com – per via della loro impostazione vocale o del loro background attoriale.
Ma non è il mio caso, visto che mi diverte sempre moltissimo doppiare i cartoni animati.
I personaggi dei cartoni sono esseri scaturiti dalla fantasia.
Sovente si tratta di animaletti o di piccoli, adorabili mostri. Ma che dire quando si devono doppiare i bambini in carne e ossa, che compaiono nei film e nelle serie e che sono semplicemente bambini?
La filosofia del nostro studio è di affidare queste parti a piccoli doppiatori che sappiano restituire la spontaneità e la freschezza che questi personaggi portano all’interno delle storie. Per questo abbiamo istituito da alcuni anni un corso di doppiaggio per bambini, con modalità e strategie didattiche innovative, capaci di rispettarne la sensibilità e i giusti tempi d’applicazione. Insomma, un bellissimo gioco che, chissà, un giorno potrebbe diventare una professione.
Personalmente credo molto nel detto: “scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, nemmeno un giorno della tua vita”, perché per me è esattamente così: poter ridere, piangere, emozionarmi parlando anche per 9 ore filate ed essere felice di rifare la stessa cosa il giorno dopo e quello dopo ancora…
Non chiedo di meglio!