Con Alessandro Fattori, continuiamo a raccontare l’esperienza Dream & Dream col doppiaggio di Gangs of London dopo aver approfondito il personaggio di Elliot Finch e fatto conoscenza con il suo doppiatore, Roberto Palermo.
Alessandro Fattori, il giovanissimo doppiatore scelto da Sky Atlantic, in una rosa di proposte, da la voce a Sean Wallace.
Alessandro ha dunque accettato la sfida di doppiare un boss suo malgrado, combattuto tra la volontà di vendicarsi per l’omicidio del padre e la necessità di tenere insieme un vasto impero del crimine.
Nella serie interpreti Sean Wallace. Raccontaci chi e’ questo personaggio e cosa rappresenta nell’universo abbastanza complesso di “Gangs of London”.
Sean Wallace è il primogenito di Finn Wallace, boss delle gang londinesi.
I Wallace sono coloro che, insieme ai Dumani, controllano e gestiscono i traffici di tutte le bande di Londra.
In seguito all’assassinio di Finn, tocca a Sean prendere il posto di Leader e continuare a gestire gli affari, questo non prima, però, di aver scoperto chi ha ucciso suo padre.
Sean e’ un giovane boss che non esita a esercitare la piu’ efferata violenza in prima persona. Detto questo, hai trovato in lui aspetti del carattere piu’ sfumati o comunque non del tutto corrispondenti all’immagine che possiamo farci di un criminale?
Sean ha imparato molto dalla vita che ha condotto e dai suoi stessi genitori, sa quindi essere brutale e violento quando la situazione lo richiede.
Dopo l’assassinio di suo padre, non si fida di nessuna delle Gang sotto di lui e, spinto dalla rabbia, a volte rischia di agire con imprudenza.
Sean è il boss, è vero, ma rimane pur sempre un ragazzo, e come tale, può commettere errori.
Man mano che la serie va avanti, lo spettatore può notare quanto, in realtà, Sean sia più umano di quanto sembri.
Per te e’ stato facile o difficile entrare nel personaggio e dargli la voce? Quali sono state le principali problematiche?
Diciamo sia facile che difficile.
Ci sono stati momenti in cui non riuscivo a trovarmi con quello che faceva o diceva, in altri in cui invece mi rispecchiavo molto.
Sean ha dei cambi di personalità incredibili. Quando parla da Boss, parla in un modo. Con i suoi familiari invece è tutta un’altra storia.
Capita, durante la serie, che queste due cose si mischino e questo rendeva molto complicata l’immedesimazione.
Personalmente, ho amato i momenti in cui si atteggiava da boss e, di conseguenza, dalla mia voce doveva trasparire un senso di superiorità misto a rabbia e dolore interiore.
Sei stato diretto da un professionista di lungo corso, Marcello Cortese, che ha diretto serie importanti come Vikings, Il Racconto dell’Ancella, Upload…
Come ti sei trovato con lui?
Marcello Cortese è colui che, prima di tutti, ha avuto fiducia in me.
Ci lavoro da quasi due anni e mi sono sempre trovato molto bene con lui.
Ho avuto il piacere di lavorare con lui anche per i prodotti che avete citato.
Ha una grande capacità di metterti a tuo agio e soprattutto, cosa non da tutti, da molto spazio al doppiatore nell’interpretazione e da mano libera sulle emozioni che vuole fare esprimere ai personaggi che vengono doppiati.
Non posso che essergli grato per avermi dato questa possibilità.
Com’è stato entrare nella rosa dei doppiatori di Gangs of London?
Ricordo che ero ancora chiuso in casa per l’emergenza COVID quando arrivò il fatidico messaggio di Marcello Cortese che diceva “Bene Ale, hai vinto il provino”.
Iniziai a camminare avanti e indietro per casa con le lacrime di gioia agli occhi, chiamai mia madre e i miei fratelli gridando che ero stato scelto per essere la voce del protagonista.
È stato anche il mio primo provino vinto e il mio primo protagonista.
Per me è stato un sogno che si è realizzato e mi ha dato una spinta in più per continuare a credere in me stesso e nel doppiaggio.
Ora dicci qualcosa su Alessandro Fattori. Dove vivi? Cosa hai studiato?
Come sei diventato un giovane doppiatore in piena ascesa in un settore tanto difficile?
Vivo a Cervia da tutta la vita e mi sono trasferito a Milano da 2 anni.
Ho studiato da ragioniere, ma mentre frequentavo sapevo già che non sarebbe stato un lavoro per me, nonostante poi mi sia diplomato a pieni voti.
Nel mondo dello spettacolo nasco come cantante all’età di 13 anni, quando formai la mia prima Band Metal.
Mantenni questa passione fino ai miei 20 anni quando, per varie ragioni, la mia band di allora si sciolse.
Allora decisi di non cantare più perché volevo dedicarmi ad altro e perché mantenere un impegno tale, a lungo andare, iniziava a diventare dispendioso.
Ciò che non riuscii a sopprimere, allora, era la voglia e la passione di lavorare con la mia voce, della soddisfazione che ne può derivare e in generale di lavorare nel mondo dello spettacolo.
Così mi iscrissi ad un corso di Dizione, Recitazione e Doppiaggio e già dalla prima lezione capii subito che avevo trovato la strada giusta.
Cos’e’ per te il doppiaggio?
Cosa ti ha spinto a cercare di farne una professione?
Quando si parla di arte, non si può non citare il doppiaggio.
Per me è meraviglioso come, tramite tecniche di recitazione e l’immedesimazione, siamo in grado di riportare emozioni e sentimenti già creati a priori sul set, talvolta perfino a migliorarli.
Per non parlare dei doppiatori italiani che, a mio parere, hanno dell’incredibile.
Quando, ancora oggi, assisto a turni di doppiaggio di certi professionisti rimango a bocca aperta.
È un mondo che non smette di stupirmi.
Devo dire che mi sono appassionato di doppiaggio solo negli ultimi 4 anni.
Come ho risposto alla domanda precedente, durante il corso di doppiaggio capii subito che quello sarebbe stato il lavoro della mia vita, ma che per ottenere ciò che volevo dovevo compiere dei sacrifici.
Ad oggi, posso dire di sentirmi soddisfatto del lavoro compiuto fino ad ora.
Ma non mi fermerò finché non riuscirò a renderlo un lavoro a tempo pieno.
Le doti da Boss le hai indubbiamente dimostrate e sarà sicuramente così.
Averti tra i doppiatori di Gangs of London è stata una soddisfazione anche per noi, Alessandro Fattori, grazie e a presto.
Grazie a voi!